L'inseguimento
D’istinto portai il dito alla bocca per intimargli il silenzio,
farmi scoprire lì, in quella posizione e senza un piano sarebbe stata la fine
per entrambi! Il vecchio sembrò capire e dopo quell’attimo di lucidità perse di
nuovo conoscenza.
Rimasi nascosto abbastanza da perderli di vista così da non
essere individuato una volta uscito dal mio nascondiglio. Sul sentiero le
tracce del cavallo non erano facilmente individuabili, ma le gocce di sangue
che cadevano dalla gamba del vecchio mi sarebbero bastate per seguirli a
distanza.
Dopo qualche ora di cammino rischiai di arrivargli troppo vicino: la
tensione mi aveva tolto qualsiasi stimolo di fame o di sete, ma ovviamente il
cavallo come l’uomo incappucciato avevano bisogno di rifocillarsi ed ecco che dopo
una curva erano a poche decine di metri da me, appostati in una radura.
Per fortuna l’incappucciato era chinato sul vecchio e non mi
ha visto, sembrava gli stesse medicando la gamba, il cavallo mi squadrò da capo
a piedi, ma non diede alcun allarme.
Riuscii allora a tornare sui miei passi ed
a nascondermi dove poterli osservare senza però dare nell’occhio. Ne
approfittai per bere e mangiare qualcosa in attesa che ripartissero. Dopo
qualche tempo in lontananza, dalla direzione opposta, sentii il vociare di qualcuno
che si avvicinava, anche l’incappucciato si era accorto delle imminenti visite
e si appostò dietro una roccia, appena le due figure lo superarono incuriositi dal cavallo e dal
vecchio steso per terra saltò loro alle spalle e li sgozzò senza troppo rumore.
Il movimento era stato veloce ed abile, segno di perizia nell’arte dell’assassinio: in che guaio mi stavo cacciando? Nascosti i corpi nella boscaglia
rimise il vecchio sul cavallo come un sacco di patate e ripartì seguendo il
sentiero verso nord-est. Quando rimase solo il rossore del sole alle nostre
spalle si fermarono di nuovo per riposare. Steso il vecchio a terra gli passò
diverse volte uno straccio bagnato sulla fronte, evidentemente la ferita
cominciava ad infettarsi e la febbre cominciava a fare capolino, l’incappucciato
provò a svegliarlo con qualche sonoro schiaffo, ma senza successo: non certo un
buon segno, dovevo agire in fretta per sperare di non rischiare la vita inutilmente.
Se l’incappucciato si fosse messo a dormire avrei potuto
approfittarne per svignarmela col vecchio, ma non pareva ne avesse intenzione,
non stese il giaciglio né accese il fuoco, solo quando si accovacciò alla base
di un grosso pino e calò il cappuccio sulla testa decisi di agire. Mi liberai dello zaino e portai con me solo il necessario
per attuare il mio piano: niente di non collaudato già col maestro quando
beccavamo qualche brigante sbruffone che ripagavamo con la stessa moneta.
Facendo il giro largo mi avvicinai di soppiatto alle spalle
del pino dove si era messo a riposare l’incappucciato, arrivato alla giusta
distanza presi i componenti per l’incantesimo sussurrai le parole
focalizzandomi sull’incappucciato ed attesi. Pochi istanti dopo un tonfo sordo
fu il segnale per uscire allo scoperto e correre verso di lui. In pochi secondi
feci due giri di corda intorno al fusto dell’albero passando la corda sotto le
ascelle dell’incappucciato ed un ultimo giro intorno alla sua cola così che non
potesse sgusciare via velocemente, finii di annodare il tutto giusto in tempo
quando si svegliò di soprassalto!
Strattonò vigorosamente le corde per testare i miei nodi, ma non
cedettero allora mi scrutò e mi chiese calmo: “Chi sei? E soprattutto sai in che guaio ti stai cacciando?”. Non
risposi, anche perché non sapevo assolutamente nulla, mi avvicinai al vecchio
e, scoperta la ferita, pronunciai le parole dell’incantesimo di cura che mi
aveva insegnato il maestro, la coscia riprese un colorito sano e l’emorragia si
fermò: una lieve crosta cominciava a formarsi dai lembi scomposti del taglio. “Perché vuoi prenderti cura di lui?”
incalzava l’incappucciato “Fai parte del
suo ordine? Eri anche tu sul carro? Rispondimi! Oppure sarai il prossimo a
Morire!”. Impietrito nemmeno mi girai, anche se spossato da quei due
incantesimi ravvicinati raccolsi il corpo del vecchio e lo buttai sul cavallo,
in quel momento il vecchio si riprese e con un urlo guardando alle mie spalle mi
spinse a terra! Evitai così il pugnale diretto alle mie spalle che colpì il
cavallo ad un fianco, dal dolore sbalzò il vecchio in aria, ma questi, senza
scomporsi, con una facile capriola, atterrò direttamente sul braccio ancora
teso dell’incappucciato spezzandoglielo. Mi rialzai il più velocemente
possibile sfoderando i miei due pugnali da caccia senza rendermi conto che con
un poderoso calcio il vecchio aveva già spinto addosso a me l’incappucciato
morto, così, impalato sulle due lame sputandomi addosso il suo ultimo respiro
insanguinato.
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