Demoni dal multiuniverso
Gahan ed io ci alzammo con calma, io riposi uno dei pugnali
nella cintura, l’altro decisi di tenerlo per sicurezza: di donne pericolose ne
avevo incontrate non poche. La bionda si avvicinò un poco e con aria
preoccupata ed occhi luccicanti continuò a ripetere la sua litania: “Mi dovete aiutare, vi prego, mio figlio…mio
figlio, seguitemi vi prego! Lo hanno preso!”. Gahan ed io ci scambiammo uno
sguardo d’intesa: la cosa non piaceva ad entrambi allora provai ad
approfondire. Mi avvicinai alla donna e le chiesi con voce accomodante: “Calmati, spiegaci meglio”. Lei mi
guardò inorridita e fece un passo indietro, con un piccolo scatto riuscii ad
afferrarla per una mano, ma in quel momento un forte scoppiettio ed una
scintilla blu si accesero dalla scheggia appena le sfiorai la pelle. D’istinto
lasciai la presa e sentii Gahan urlare “Allontanati,
presto! E’ impregnata della SUA aura! “ Lo sguardo della donna cambiò in un’istante
e con una voce che non era la sua esclamò: “Allora
non siete così stupidi come sembra!” mi fisso e sussurò con ancora un’altra
voce: “il potere dentro di te è forte,
sarai un ottimo catalizzatore”. Agitò le dita e pronunciò poche parole in
una lingua sconosciuta, ebbi il tempo solo di fare due passi indietro quando
una folata di vento incessante si abbattè verso di noi. Incrociai le braccia
davanti al volto, ma non riuscii a resistere e feci altri due passi indietro,
Gahan mantenne a stento la posizione, era arrivato quasi al mio fianco.
Appena mi ripresi decisi di ripagarla con la stessa moneta e
lanciai il mio incantesimo più potente, il rombo tonante si sentì sicuramente
anche in tutta la piazza fuori, intanto tavoli e sedie intorno a lei furono
spostati via mentre piatti e stoviglie in ceramica andavano in frantumi. Dopo
quell’istante di caos però mi accorsi che doveva essere proprio un osso duro,
non era arretrata di un passo anche se almeno non sembrava del tutto indenne. Quei
secondi di stordimento diedero il tempo a Gahan di superarmi con uno scatto
poderoso e sferrarle due pugni ed un calcio al petto che la lasciarono senza
fiato! La bionda si accasciò per un momento, ma si riprese subito ed afferrò un
piede da una sedia rotta che al suo comando si si illuminò di un leggero verde
smeraldo. Lo menò con forza su Gahan che parò il colpo non senza danni. Invocando il motivo di una delle mie ballate
preferite con una capriola mi portai alle spalle della donna e colpendola di
striscio le provocai due profondi tagli dietro le caviglie. Il grido emesso
sembra più di rabbia che di dolore e la voce sembrò ancora un’altra, molto
diversa da quella della donna impaurita che ci chiedeva aiuto. Mentre si accasciava
perché le gambe non la reggevano tentò di tirare un’altra randellata a Gahan
che, però, schivò agilmente e le piantò prima un ginocchio nello stomaco e poi
una forte gomitata al collo. Il Crack sordo mi fece rabbrividire, ma in un attimo,
dopo il tonfo del cadavere, tornò immediatamente il silenzio.
“Ora ho capito cosa si
intende per la forza della musica!” Esclamò Gahan mentre si massaggiava l’avambraccio
tumefatto. Ribaltai il cadavere per esaminarlo meglio. “Diavolo se era bella! Che cosa le aveva preso?!” Il volto mostrava
un’espressione di pace e gentilezza, in contrasto a quello sguardo meschino di
qualche minuto fa. Le mani erano morbide, i capelli profumavano intensamente di
bucato fresco e l’abito era quello di una qualunque popolana. Attorno ai polsi
ed alle caviglie aveva diverse escoriazioni e lacerazioni, come se fosse stata
legata. “Non romperti la testa” mi rassicurò Gahan “è una innocente, sicuramente loro avranno preso possesso della sua
mente debole per attirarci in qualche trappola, bisogna scoprire cosa sta
succedendo da queste parti” Cercai eventualmente se alla base del collo
avesse anche lei il simbolo degli incappucciati, ma niente. Forse aveva ragione
Gahan: era solo una marionetta sacrificabile. Rovistai perbene il corpo e oltre
a qualche moneta di rame trovai la chiave di una porta, mostrandola a Gahan
ipotizzai ”Quella di casa sua? Forse ci
conviene cominciare da lì”.
Perdemmo diverso tempo a mettere un po’ d’ordine e pulire la
bettola per non lasciare tracce dell’omicidio, era quasi l’alba quando
lasciammo quel posto portando con noi il cadavere. Stando attenti a non farci
vedere da nessuno percorremmo qualche chilometro inoltrandoci nella boscaglia
ad est del paese prima di tumulare il cadavere sotto un cumulo di pietre per
evitare che gli animali selvaggi ne facessero scempio. Incisi il simbolo di
Tymora sul tronco dell’albero più vicino al tumulo in segno di rispetto e per
riconoscere il posto in futuro. Mangiammo le ultime provviste rimaste poi
tornammo verso il paese per indagare sull’accaduto. La mia prima supposizione
si rivelò utile, infatti al lavatoio comune del paese riuscimmo subito ad
individuare chi fosse la ragazza. Elide, una giovane lavandaia in età da marito
che pareva si fosse innamorata di un bruto delle terre del nord che veniva di
tanto in tanto in città per vendere le pelli di alci ed orsi cacciati dalla sua
tribù. Ovviamente le lavandaie non risparmiarono commenti e pettegolezzi
piccanti su questa storia che assecondai per conquistare la loro fiducia e
recepire tra le righe le varie informazioni più utili.
Tra i particolari ci fu
la descrizione di uno strano tatuaggio che questo bruto aveva sulle mani:
quello di alcune nuvole spazzate via dal vento. Riuscii, infine, a farmi
indicare la casa dove abitasse la giovane così che all’imbrunire eravamo già
appostati nelle vicinanze. Per oltre un paio d’ore girammo intorno alla casa
nella ricerca di indizi, ma nulla. Una volta sceso il buio decidemmo di
entrare. Appena l’ultimo passante svoltò l’angolo perdendoci di vista arrivammo
alla porta ed infilata la chiave nella toppa aprimmo senza troppi problemi. Ci
investì subito il profumo di bucato che ci aveva guidati fin qui misto però ad
una puzza di erbe bruciate. Vicino alla porta d’entrata cerano il mastello, una
spazzola di saggina e gli altri arnesi da lavoro tipici di una lavandaia. La
casa era a soqquadro, lo scarso mobilio era stato tutto accantonato malamente
in un angolo tranne il tavolo, rimasto al centro della stanza. Per poter indagare
meglio accendemmo le lucerne ad olio che trovammo ancora intatte. La luce
rivelò un grande cerchio inciso sul pavimento con al centro il tavolo con
diverse rune su tutta la superficie. Ai quattro angoli del tavolo, oltre a cera
rossa di candele consumate trovammo quattro spezzoni di corda leggermente
insanguinati. “Evidentemente è stata
oggetto di qualche rituale” dedussi ”Gahan
vuoi spiegarmi chi è questa gente? E tutte quelle voci con cui parlava la
lavandaia, di chi erano? Chi sono gli stregoni dietro tutto questo e perché ci
cercano?” Dallo sguardo preoccupato di Gahan capii subito che la risposta
non mi sarebbe piaciuta. “Se è riuscito a
prendere possesso del corpo di una ragazza vuol dire che il tempo a nostra
disposizione è ancora meno di quello che il maestro pensasse, dobbiamo
sbrigarci!” Gahan prese lo zaino e fece per andarsene. Lo bloccai sull’uscio
“ Se non mi spieghi meglio, da qui le
nostre strade si dividono! E poi dove vuoi andare, non abbiamo nemmeno un
indizio di dove si possa trovare l’altro che stiamo cercando e qui ce ne
potrebbe essere qualcuno!. Finalmente Gahan si arrese e mi raccontò in
breve una strana leggenda. Pare che diverse centinaia di anni fa un Demone del
piano infernale cominciò ad appropriarsi del potere di alti demoni accrescendo
così il su. Assorbire il potere di demoni meno potenti non si dimostrò un
problema, ma quando cominciò ad assorbire quello di altri del suo stesso rango
la sua volontà cedette e da allora sono in centinaia quelle che coabitano il
demone, ma tutte con un singolo scopo: portare spietata distruzione in tutti i
piani d’esistenza. Da quando le sue coscienze multiple si unirono sotto questo
scopo evitando l’autodistruzione del demone, egli stesso cominciò a chiamarsi
Legione. Sottomettere il piano demoniaco fu facile, chi si sottometteva entrava
a far parte del suo esercito, chi no veniva assorbito accrescendo il suo
potere.
Fin quando rimase nel piano demoniaco ovviamente nessuno si preoccupò
più di tanto. Il problema nacque quando un potente stregone, durante le esplorazioni
dei piani, fu catturato da Legione. Questi lo assoggettò completamente a se e
lo rimandò qui, sul piano materiale dell’esistenza, con lo scopo di trovare un
modo per liberarlo. Evocare un demone di quella portata richiedeva un’energia
tale da squarciare la trama stessa dell’esistenza, riuscire a farlo restare in
un altro piano a lungo rischiava di distruggere completamente l’equilibrio tra
i piani. Latem cominciò quindi a cercare il modo per tenere in equilibrio la
trama anche spostando Legione da un piano all’altro. A questo scopo cominciò
pian piano a portare artefatti di grande potere da un piano all’altro. In
particolare sul piano materiale portò 6 dolmen
dai vai piani elementali: tuono, terra, aria, acqua, fuoco, luce. Non
portò nulla dal piano elementale della morte così che quel vuoto potesse essere
colmato da Legione. Fortunatamente tutti questi spostamenti furono notati da
altri ed anche nel piano celestiale qualche preoccupazione cominciò a nascere.
Proprio durante uno degli ultimi rituali di evocazione un campione celeste fu
inviato ad eliminare la minaccia uccidendo Latem e distruggendo i 6 pilastri
elementali. Peccato che ciò non ha sventato del tutto il pericolo, Latem, nel
frattempo era divenuto un Lich ed il celestiale non si prese la briga di
distruggere il suo filattelio quindi dopo qualche anno fu libero di tornare in
giro per i piani. Da allora il suo intento non è cambiato, ma per evitare di
essere scoperto non cerca più fonti di potere direttamente negli altri piani,
ma, grazie ai frammenti di quei dolmen, prova a risvegliare questi poteri in
esseri mortali da legare in un rituale per convocare finalmente Legione.
Rimasi atterrito, una storia così preoccupante non l’avevo
mai sentita, ma non capivo come io centrassi qualcosa. Il mio “potere” a stento
mi fa accendere le lanterne, come avrebbe riequilibrato quello di questo demone
millenario? Gahan mi parlò del potenziale che c’è dentro ognuno di noi e pare
che Latem sia in grado di risvegliarlo. Molti in passato hanno ceduto a tale
lusinga pagando il prezzo con la loro stessa vita. Latem, quindi, è in continua
ricerca di coloro che toccati dai “semi” possano esprimere il potenziale
necessario al rituale. Per i dettagli avremmo dovuto chiedere al suo maestro,
che assieme ad altre organizzazioni su questo piano da allora combattono Latem
e le sue sette per evitare quest’apocalisse.
Era notte fonda quando non ebbi più alcuna voglia di
discutere di nulla, decidemmo quindi di restare lì e ripartire all’alba. Fu
quando mi stesi sul giaciglio che notai un blocchetto di fogli avvolti con cura
da un nastro di raso nascosto sotto una delle assi del pavimento. L’asse non
era inchiodata e nel piccolo vano, oltre a questo pacchetto trovai una
bottiglia di buon liquore ed un piccolo borsello contenente diverse monete d’argento
ed una collana di perle. Il pacchetto si rivelò essere la corrispondenza tra
Elide ed il suo bruto: Kolgar della tribù del vento. Stavano progettando una
piccola fuga d’amore e quelli erano i loro risparmi per costruire una casa a
metà strada tra il paesello e la zona di caccia della tribù di lui. Tra le
varie missive c’era una mappa che
indicava il punto dove avrebbero potuto costruire la casa e nelle altre missive
era chiaro che, da tempo, ogni mese, si dessero appuntamento sempre lì. Era
quello il punto dove cominciare a cercare Kolgar.
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