Goblin e misteri elementali.


Mentre stavo per urlagli contro mi mise la mano sulla bocca e mi fece cenno di fare silenzio, preso da quel momento di trambusto non mi ero accorto dei rumori all’esterno. Erano parecchie paia di stivali che si avvicinavano dalla strada verso il capanno. Dopo un cenno di assenso mi lasciò andare e ci mettemmo entrambi ad osservare tra le assi di legno deteriorate dei muri del capanno. Erano goblin! La forma del corpo seppur nella luce dell’imbrunire era inequivocabile, sicuramente erano venuti fuori a far razzia mentre le fattorie erano incustodite.
Gahan lentamente prese una vanga e la usò per sprangare la porta così da limitare l’accesso alla sola finestra. Ofrii subito uno dei pugnali presi da cadavere dell’incappucciato a Gahan per difendersi, ma rifiutò e si andò ad appostare in un angolo al buio. Sfoderati i miei pugnali mi appiattii anche io nell’altro angolo buio del capanno in attesa. Il vociare gutturale si fece man mano più forte, erano almeno in quattro, una pattuglia standard per una incursione in cui non ci si attende resistenza. Dopo qualche minuto che sembrarono ore, ecco che arrivarono alla porta e tentarono di aprirla. Trovata chiusa provarono a sfondarla con calci, pugni e pietre, la porta tenne. Con un urlo sguaiato il capobanda ordinò ai suoi di entrare dalla finestra, il primo entrò con un balzo, ma atterrò male e cadde rotolando fino all’angolo buio ai piedi di Gahan che con un rapido gesto gli prese la testa tra le mani e gli spezzo il collo con un rumore sordo. Gli altri tre erano ancora intenti a ridere sguaiatamente fuori per la misera caduta del compagno che non si accorsero di nulla. Il secondo infatti, come se nulla fosse, si arrampicò e discese con calma dall’altra parte, appena vide il corpo senza vita del compagno menò un grido d’allarme anche se non sembrava avesse individuato nè Gahan né me. Si avvicinò al cadavere e Gahan, prima di essere individuato, uscì allo scoperto con un calcio fulmineo che però andò a vuoto: la gamba ferità gli cedette sotto lo sforzo e si ritrovò in ginocchio di fronte alla creatura che per lo spavento non reagì subito, ma si mise sulla difensiva pronta a sferrare una randellata al cranio dell’altro prono.
A quel punto decisi di intervenire, sfruttando la sorpresa del goblin, mi avvicinai di soppiatto alle spalle e ficcai uno dei miei pugnali proprio alla base del collo fino a farla spuntare dalla gola, con un rantolo la creatura si accasciò senza vita. In quel momento stavano scavalcando gli altri due compari che con una serie di imprecazioni si buttarono addosso a noi senza esitare, fortunatamente Gahan si era ripreso e spalla a spalla fronteggiammo la situazione. Mi beccai solo un bel livido sull’avambraccio destro quando una delle loro mazze superò la guardia del mio pugnale, ma in poco riuscimmo a mettere fuori gioco anche gli altri due.
Dopo aver preso quel poco di utile che portavano i goblin, posizionammo i cadaveri in maniera tale da far sembrare il tutto una zuffa tra loro finita male. Gahan accese la lanterna con acciarino e pietra focaia si sedette su una cassa invitandomi a fare lo stesso.
“Da quanto hai questa dote e come l’hai ricevuta?” mi chiese.
Scavai nei ricordi, perché ormai per me era divenuta qualcosa di normale. “Non ricordo con precisione quanti anni fa” cominciai” passò dalla fucina di mio padre un mercante di metalli, non uno dei soliti con i quali mio padre faceva affari, ma gli mostrò diverse merci interessanti. Tra le merci che mio padre acquistò ci furono i lingotti da cui ricavò i miei pugnali. 
Mentre erano indaffarati a discutere all’uomo cadde dalla sacca una pietra di minerale come non avevo mai visto, nera come il carbone, ma con striature blue tali e quali ad uno zaffiro, mi avvicinai affascinato e la raccolsi, mentre la osservavo, perso in quelle sfumature, l’uomo e mio padre si accorsero di me e mi chiesero di restituire la pietra. Quasi non li sentii, allora l’uomo si accovaccio di fronte a me e la afferrò per togliermela da mano, la strinsi più forte perché non me ne sarei mai voluto privare, ma con un veloce gioco di polso e sussurando qualche parola in una lingua a me sconosciuta l’uomo riprese la pietra e se la rimise in tasca. Non avevo più di 6 anni e, come ogni bambino a cui viene tolto un giocattolo, cominciai a frignare, così mio padre indispettito mi fece portare via da mia madre. Ovviamente preso dalla rabbia del momento non mi accorsi che una scheggia mi si era conficcata nel dito. Fu mia madre che se ne accorse il giorno dopo, controllandomi, come al solito, se mi fossi lavato le mani bene prima di andare a tavola, vide sul polpastrello della mano destra questo piccolo simbolo a forma di scintilla bluastra. 
Pensando fosse solo uno scarabocchio fatto con l’inchiostro mentre seguivo le lezioni con uno scappellotto mi rimandò subito a lavarmi meglio, ma da allora non si è più tolto. Quel giorno mio padre mi fece visitare anche dagli accoliti del tempio che tentarono di togliermi la scheggia, ma mi procurarono solo ore di inutile dolore con aghi e piccoli bisturi. Il simbolo bluastro lo addussero ad una infezione che poteva espandersi e pensarono anche di mozzarmi il dito, ma decidemmo di aspettare qualche giorno per vedere se ci fossero stati mutamenti nel mio stato. Effettivamente non cambiò nulla e pian piano tutti ce ne dimenticammo. Solo qualche anno dopo mi accorsi che schioccando le dita potevo produrre una piccola scintilla blue con la quale ero solito accendere qualche candela, lanterna o qualche piccolo fuocherello per impressionare qualche ragazza ai tempi della mia adolescenza. Parlandone con mio padre pensava fosse solo un effetto del minerale sotto la mia pelle che, quando sfregato con intensità, poteva generare queste scintille innocue.” Passarono parecchi minuti prima che Gahan cominciasse a parlare: “Latem, il mercante di anime, questo è il nome probabilmente di colui che fece visita a tuo padre. Gira il mondo alla ricerca di giovani promettenti a cui dispensa doni che poi va a reclamare una volta sbocciati. Da quello che ci risulta è in giro da un centinaio di anni e non è mai da qualche parte per caso o senza un secondo fine. Quella che hai preso in mano era la pietra del tuono che dispensa i suoi ‘semi’ a chi possiede il potenziale per svilupparli. La scintilla è solo il primo step di potere, con un buon addestramento dovresti riuscire a svilupparne altri. La storia è costellata di persone con poteri elementali straordinari, tu da buon cantastorie ne avrai sicuramente sentito parlare, ci sono stati uomini gracili che con un calcio spezzavano montagne, ragazze dal bacio infuocato o vecchi decrepiti che da un colpo di tosse generavano tornado. Tutti poi spariti in circostanze misteriose all’apice delle loro capacità. Ogni volta, però, che ognuno di loro utilizza il suo potere genera delle vibrazioni che gli altri ‘segnati’ possono avvertire. Ed è così che ti ho trovato”  Si mise in piedi di fronte a me e si scoprì il polpaccio destro. Era ben visibile il disegno di una stalattite. Effettivamente in quel momento mi accorsi di un formicolio costante al polpastrello e mille domande mi cominciarono a fluttuare in testa senza però riuscire a formularne una. “Riposiamoci” mi disse con uno sbadiglio “domani ci dirigiamo a nord sulle tracce di un altro come noi, solo allora potrò tornare dal mio maestro che vi aiuterà a sviluppare le vostre capacità e ci spiegherà meglio la nostra situazione, io di più non sono riuscito a sapere”.

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