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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Gahan

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Riaprii gli occhi solo dopo parecchie ore, “non avevi mai ucciso un uomo, vero?” la voce del vecchio seduto su un masso di fronte a me era calma e tranquilla, alle sue spalle la luce dell’alba attraversava i rami degli alberi ad est facendo luccicare la brina sulle foglie del sottobosco. Ci volle qualche minuto prima che mi si schiarissero le idee, “sei caduto all’indietro ed hai battuto la testa con tutto il peso del bastardo addosso, ora come stai?” , la testa mi doleva ed avevo la bocca troppo secca per rispondere, mi misi seduto a fatica e mi attaccai alla ghirba finendola tutta d’un fiato. Ora che era a pochi metri da me il vecchio non doveva vere più di 45anni, era calvo e le sopracciglia erano completamente bianche, ma in compenso aveva un corpo snello e muscoloso. Si era medicato la ferita alla gamba che però ancora sanguinava, visto il rossore sotto le bende. “Si è riaperta durante il combattimento, quel tuo incantesimo di guarigione non l’aveva completamente suturata” ,

L'inseguimento

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D’istinto portai il dito alla bocca per intimargli il silenzio, farmi scoprire lì, in quella posizione e senza un piano sarebbe stata la fine per entrambi! Il vecchio sembrò capire e dopo quell’attimo di lucidità perse di nuovo conoscenza. Rimasi nascosto abbastanza da perderli di vista così da non essere individuato una volta uscito dal mio nascondiglio. Sul sentiero le tracce del cavallo non erano facilmente individuabili, ma le gocce di sangue che cadevano dalla gamba del vecchio mi sarebbero bastate per seguirli a distanza.  Dopo qualche ora di cammino rischiai di arrivargli troppo vicino: la tensione mi aveva tolto qualsiasi stimolo di fame o di sete, ma ovviamente il cavallo come l’uomo incappucciato avevano bisogno di rifocillarsi ed ecco che dopo una curva erano a poche decine di metri da me, appostati in una radura. Per fortuna l’incappucciato era chinato sul vecchio e non mi ha visto, sembrava gli stesse medicando la gamba, il cavallo mi squadrò da capo a piedi, ma

Le porte della città

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Non fu il caldo a tenermi sveglio quella notte, ma l’insicurezza del primo viaggio da solo alla ricerca della mia strada. Il maestro, come tutte le notti, era fuori ad esibirsi ed a farmi compagnia c’era solo la mia armonica ed il vociare sguaiato che saliva dalla sala comune della taverna sotto. Barton mi aveva chiesto esplicitamente di non farmi trovare in camera al suo ritorno, per lo shock di quell’addio improvviso non ebbi neppure la forza di chiedere ulteriori spiegazioni. Lo zaino era pronto già al tramonto ed ormai erano ore che non riuscivo a prendere sonno, quindi decisi di partire molto prima del previsto. La notte era fresca, per strada c’era ancora molta gente visto il periodo di festa.  Arrivai alle porte della città sovrappensiero e con la testa altrove, ma vederle lì di fronte a me, mi risvegliò dal torpore e dell’apatia riportandomi alla dura realtà di un futuro ignoto che andava a cominciare quella notte. La strada puntava a nord e la luna crescente nel ci

Il sentiero

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Ed eccomi qui, è tutto pronto, spero che le provviste e l’equipaggiamento che ho racimolato assieme al maestro mi basteranno per questo primo viaggio da solo. Ormai è un anno che sono in giro col maestro, ma domani ci divideremo: “ è tempo che la mia ispirazione evolva in qualcosa di più personale ” continua a ripetermi, ma io credevo che quest’anno alla festa di mezzaestate ci saremo esibiti assieme nella piazza centrale! E’ un misto tra paura ed euforia quello che provo, sicuramente un sentimento diverso dalla “rabbia” che mi spinse a scappare nel cuore della notte da casa un anno fa col maestro: quando scoprii di riuscire a tirar fuori qualcosa di più di qualche nota intonata dalla mia armonica. La sentivo come casa quella taverna a Nashkel! Dopotutto è lì che i miei genitori si sono conosciuti, mio padre,trasferitosi per lavorare in miniera e lavorare come apprendista fabbro e mia madre che lavorava al bancone della locanda da quando riusciva a poggiarci su i bicchieri. Di